È stato bello averti con noi.
Sei arrivata da noi un giorno d'estate e te ne sei andata in un giorno d'inverno.
Mi piace ricordarti quando ti arrampicavi tra i libri e quando lottavi con Su Gologone.
Quando sei arrivata, lui ti soffiava contro, curvava la schiena e rizzava il pelo, poi fuggiva quando tu lo inseguivi, ma avete fatto amicizia e tu cercavi di prendere il latte succhiando il suo pelo. Stavate lì, acciambellati assieme, beati.
Quando volevi un posto tuo, ti infilavi sotto il piumone, quasi invisibile tra le morbide pieghe, e stavi lì dalla mia parte, a scaldarmi il posto. Ti piaceva anche andarti a riposare sullo stendipanni (quando era pieno di morbidi vestiti asciutti) oppure sui nostri vestiti sparsi sul letto. Sembravi beata.
Eri una bella micina, vivace, un po' matta.
Mi piace ricordarti così, nei tuoi momenti felici, quando saltavi sul tavolo per leccare il latte dalle tazze: non si poteva toglierti gli occhi di dosso perché ce lo bevevi letteralmente da sotto il naso! Una mattina mi sono distratta e ho sentito Filippo che gridava "ia ai, ia ia! mio ta! ia ia!" (vai via Loreley è mio il latte! Vai via!). Eri salita sul seggiolone e stavi leccando il latte dalla tazza di Filippo!
Ti piaceva assaggiare qualsiasi cosa, leccavi addirittura lo zucchero e poi ti arrampicavi senza sosta, anche in cima ai mobili della cucina e da lassù ci guardavi come a dire "venitemi a prendere ora, se ci riuscite!"
A volte, quando cercavo di addormentare Filippo, salivi sul lettino, come per controllare cosa stavamo facendo. La camera di Davide invece era sempre chiusa per te, perché ti piaceva troppo arrampicarti sui suoi scaffali, buttando giù le varie cianfrusaglie!
Spero che tu sia stata felice qui con noi e spero che ci perdonerai se non siamo riusciti a curarti.
Gli errori si pagano e l'averti perso è un prezzo altissimo per la leggerezza che abbiamo avuto, per non aver capito che stavi così male e per non averti dato le cure giuste al momento giusto.
Addio Loreley, bella micina.